giovedì 6 gennaio 2011

Tolstoj, l'inattuale contemporaneo

Fra i tanti esercizi di retorica che affliggono le commemorazioni forse il più frequente, e il meno plausibile, consiste nel lodare del commemorato gli aspetti che lo renderebbero “attuale”. Certo così facendo si fornisce una accattivante patina di “novità” anche a ciò che altrimenti attirerebbe solo pochi, dotti cultori delle vestigia del passato; ma ci sarebbe da chiedersi se questa “attualità” sia poi effettivamente un titolo di merito. Attuale è ciò che appartiene al proprio tempo, e in esso si esaurisce, così che essere “attuali” equivale un po' ad essere “alla moda”, ovvero di scarso interesse per chi dagli effimeri domini del quotidiano si voglia inoltrare in quelli più duraturi dell'arte. Piuttosto che dell'attuale, meglio allora cercare le tracce del contemporaneo, e precisamente di quel contemporaneo che è al tempo stesso inattuale di cui scrive Giorgio Agamben:
Appartiene veramente al suo tempo, è veramente contemporaneo colui che non coincide perfettamente con esso né si adegua alle sue pretese ed è perciò, in questo caso, inattuale; ma, proprio per questo, proprio attraverso questo scarto e questo anacronismo, egli è capace più degli altri di percepire ed afferrare il suo tempo. (.......) La contemporaneità è , cioè, una singolare relazione col proprio tempo, che aderisce ad esso e,insieme, ne prende le distanze; più precisamente, essa è quella relazione col tempo che aderisce ad esso attraverso una sfasatura ed un anacronismo. Coloro che coincidono troppo pienamente con l'epoca, che combaciano in ogni punto perfettamente con essa, non sono contemporanei perché, proprio per questo, non riescono a vederla,(.....) contemporaneo è colui che tiene fisso lo sguardo nel suo tempo, per percepirne non le luci, ma il buio. Tutti i tempi sono,per chi ne esperisce la contemporaneità, oscuri.
Contemporaneo è colui che sa vedere quella oscurità, che è in grado di scrivere intingendo la penna nella tenebra del presente.
(Giorgio Agamben, Che cos'è il contemporaneo? In Nudità, ed. Nottetempo)
Con tutta evidenza, la vitalità del pensiero e la forza della prosa di Lev Nikolaevic Tolstoj, che l'odierno concerto celebra a un secolo esatto da quel fatale 7 novembre 1910 in cui nel freddo della stazione di Astapovo rese il suo ultimo respiro, possiedono proprio questa inattuale contemporaneità, in virtù della quale risplendono oggi del medesimo, tetragono vigore che contraddistinse le membra del loro artefice. E mi riferisco non solo e non tanto ai romanzi e ai racconti tra i più universalmente amati; certo le riflessioni del Principe Andrej, le crisi esistenziali di Pierre Besuchov, il suicidio della Karenina o la prese di coscienza di Ivan Il'ic turbano e turberanno sempre le anime sensibili, ma contro questo turbamento, contro la scandalo di un'emozione così intensa da cambiarci la vita, scatta quella sorta di immunizzazione dagli effetti del Vero attraverso il Bello che la museificazione del nostro rapporto con le opere d'arte ha ormai portato a compimento; in buona sostanza, siamo sì turbati, ma chiudiamo il libro, e non ci pensiamo più (se non per compiacerci di come quel bel parallelepipedo colorato all'esterno e pieno di parole all'interno faccia bella mostra di sé nella nostra libreria). Parlo invece del Tolstoj divulgatore di saggi, articoli e pamphlet scritti intenzionalmente al di fuori di qualunque “aura” estetica, dal contenuto così radicale e privo di mediazioni da mettere in crisi il pigro adagiarsi delle nostre opinioni sulle confortevoli morbidezze del luogo comune: potrebbe forse “passare di moda” chi non è mai stato, né mai sarà, “alla moda”? Chi con ogni sua parola ci sprona a non accettare il benchè minimo compromesso né con le piccole, quotidiane viltà che scandiscono, miseri noi, il nostro difficile procedere attraverso quella cosa ardua e amara che è la nostra vita, né con le richieste, ora subdole e insinuanti, ora violente e arroganti, del Potere, di ogni potere, quello che si ostende in autocelebrazioni di gloria, così come quello che si cela nella maschera mite di una socialità fondata sull'ipocrisia? No, naturalmente: il pensiero tolstojano mantiene inalterata la propria forza in qualunque epoca lo si trasponga, poiché attinge la sua ragion d'essere direttamente alle radici di ciò che è essenzialmente, eternamente umano.
Contemporaneo, inattuale; e, come si usa dire, scomodo; anzi scomodissimo, insistente e fastidioso come un tafano di socratica memoria: leggendo questi saggi su politica, società, morale, estetica (della cui ricchezza di argomenti la sintesi offerta nel nostro spettacolo, giocoforza limitata dalla necessità di lasciare spazio soprattutto alla musica, cerca di dare almeno un'idea) più di una volta ci sentiamo direttamente chiamati in causa; che sia il pacifismo, o il vegetarianesimo, o le ingiustizie nella distribuzione delle risorse, a ogni parola Tolstoj riesce a farci capire che ovunque c'è il Male, c'è anche qualcuno che lo compie, e che quel qualcuno il più delle volte non agisce da solo, ma può giovarsi dell'aiuto, o quanto meno della complice passività, di tanti, di troppi altri, noi compresi.
E scomodo, anzi scomodissimo, anche per un musicista. Certo Tolstoj amava la musica, questo è fuor di dubbio; tante sono le pagine di diario in cui ci racconta di ore trascorse serenamente al pianoforte insieme alla moglie, o di riunioni conviviali allietate fino all'entusiasmo dalla presenza di musicisti. Ma sulla musica scrisse anche parole terribili, invettive veementi, censure senza appello. Tale ambivalenza non deve stupirci: amare la musica vuol dire anche capirne, conoscerne i potenti effetti sull'animo umano, e forse temerla è il miglior riconoscimento che si possa renderle; del resto già Platone, già Sant'Agostino, pur non insensibili alle dolcezze dell'arte dei suoni, espressero un sacro timore per come essa sappia influenzare la nostra volontà, inducendo in noi sentimenti e perfino azioni che, se muniti come Ulisse di cera per le nostre orecchie, non avremmo provato o compiuto. Da musicista, inutile dirlo, preferirei che la musica fosse universalmente amata, anziché odiata, temuta, inibita; ciononostante mi sento di affermare che è meglio un odio motivato, piuttosto che l'insensibilità e l'incomprensione. Ben vengano i musicofobi ipersensibili come Tolstoj: nemico ben peggiore è chi si accosta alla musica con ignava e ignara indifferenza, chi vorrebbe relegarla a inutile orpello, volta a volta oppio per le masse o trastullo dei potenti, purché mai parte integrante e di primaria importanza nella formazione di individualità armoniosamente sviluppate. Ma chiudo qui l'argomento, perchè inizierei a parlare di quale appare essere il ruolo della musica, e dell'arte in genere, oggi in Italia, e ho come l'impressione che ne direi di talmente grosse da mettermi nei guai.

Qualche annotazione sulle musiche scelte per questo spettacolo, poiché se ben noto è il trait-d'union fra Tolstoj e la beethoveniana Sonata a Kreutzer, cui comunque accenneremo più avanti, forse non altrettanto conosciuto è il nesso tra il romanziere e gli altri Autori in programma.
Tchaikovsky incontrò Tolstoj più volte. In una pagina di diario del 1886 così rievoca una serata in cui, presente lo scrittore, venne eseguito il suo Primo Quartetto per archi:
Mai, in vita mia, la mia ambizione fu così soddisfatta, mai la mia coscienza di autore così appagata come quella volta quando Tolstoj, seduto accanto a me, ascoltava le note del mio «andante», mentre lacrime di commozione gli rigavano le guance.
Comprensibile soddisfazione, soprattutto viste le parole che Tolstoj dopo il concerto gli aveva scritto:
Non le ho detto nulla di quel che provavo, non ne ebbi nemmeno il tempo; potevo soltanto godere. Il mio ultimo soggiorno a Mosca rimarrà fra i miei ricordi più belli. Prima di allora, non mi era mai toccato ricevere [...] un compenso così bello come quella meravigliosa serata.
In un'altra pagina di diario, Piotr Ilich prende però le distanze dalle idee del pur venerato Lev Nikolaevic:
...Perché quest'uomo che possiede il dono prezioso di accordare l'anima dell'uomo in una maniera meravigliosamente armonica, che ha la forza di indurre le nostre deboli menti ad afferrare i più riposti moti del cuore, perché si sente in dovere di fare il predicatore, il moralista? Una volta, col semplice racconto di un episodio della vita di tutti i giorni, sapeva suscitare le impressioni più profonde. Adesso commenta testi e pretende un monopolio esclusivo nelle cose di fede e di etica. Il Tolstoi di un tempo, il narratore, era un Dio; l'attuale non è che un sacerdote.
Sergej Ivanovic Taneev, oltre che elegante compositore e ottimo pianista, fu anche il suscitatore, non si sa fino a che punto inconsapevole, di tremende scenate di gelosia che misero a durissima prova la serenità coniugale dei Tolstoj fornendo al contempo ispirazione al romanzo “La Sonata a Kreutzer”, nel quale Taneev diviene il fatuo e lubrico musicista Truchachesky, impegnato in rendez-vous musicali con la moglie del protagonista Podnyscev, alter-ego tolstojano. La musica di Beethoven, quel “qualcosa di terribile” in essa contenuto, è qui immagine archetipica della furia distruttrice cui possono giungere le passioni umane.
Anche Rachmaninov incontrò Tolstoj, ma con meno successo di Tchaikovsky; il giovane, talentuoso compositore attraversava una fase di profonda depressione, così che alcuni amici comuni gli procurarono un incontro con Tolstoj, nella speranza evidentemente che la prodigiosa energia vitale del grande vegliardo potesse risvegliare in lui nuove speranze per il proprio avvenire. Ma l'esito fu del tutto opposto: durante l'incontro Sergei Ivanovic suonò a Lev Nikolaevic alcuni dei suoi pezzi per pianoforte. Dopo aver ascoltato in atteggiamento sempre più corrucciato, Tolstoj esclamò: "Dimmi, le persone hanno bisogno di musica come questa?".
Carlo Galante ha composto “Per Sofja Tolstaja – Piccola Sonata in forma di Diario” appositamente per questo concerto; l'idea gli è nata leggendo i Diari della moglie di Tolstoj, recentemente tradotti e pubblicati in italiano, e dei quali anche ascolteremo la lettura di alcuni stralci. Vita dura, quella di moglie di un Genio: come criticare l'uomo che tutti adorano, l'esempio di rettitudine, l'autore di opere immortali? E d'altro canto, come sopportarne le inevitabili, egocentriche necessità quotidiane, le violente idiosincrasie, gli sbalzi di umore, senza rinunciare a un legittimo orgoglio, a una imprescindibile dignità? Le contraddizioni dell'animo di Sof'ja, volta a volta moglie innamorata e vittima di un marito dal carattere talmente forte da poter risultare opprimente, sono ben espresse dagli aspri contrasti timbrici, dinamici, ritmici di questo brano, che peraltro racchiude in sé, quale cellula generatrice, un frammento di assoluto lirismo, un Tema di Valzer di fresca, ingenua innocenza, scritto (o meglio: suonato, e poi trascritto dall'amico pianista Goldenweiser) dallo stesso Tolstoj. Luca Schieppati

Napoleone, la Musica, Cherubini e l'arte di dire “No”

Che musica piaceva a Napoleone? Soprattutto l'Opera italiana, chissà se per retaggio delle origini toscane dei Buonaparte, o più semplicemente perché la facile cantabilità delle scuole musicali della penisola seduceva (e seduce) l'orecchio più della macchinosità della tragédie lyrique e della astratta perfezione del sinfonismo tedesco. E il preferito in assoluto era Paisiello: la dolce malinconia delle sue cantilene, di cui l'Aria “Nel cor più non mi sento” tratta da “La Molinara” (1788) è un perfetto esempio, fu particolarmente gradita all'orecchio e al cuore del Bonaparte, che nel 1802 volle il tarantino come musicista di corte alle Tuileries. L'ormai anziano Maestro fece però in modo, giustificandosi con motivi di salute, di sottrarsi agli onori e agli oneri connessi alla carica, ottenendo di poter tornare nel regno di Napoli già nel 1804.
Altro musicista prediletto fu Gaspare Spontini; tanto Paisiello fu schivo verso gli allori elargitigli dal potente protettore, così Spontini ne fu abile catalizzatore, in virtù sia di una indubbia capacità di contemperare nelle sue musiche le esigenze celebrative con una elevatissima qualità estetica; sia di un carattere quant'altri mai adatto a cogliere i vantaggi della vita di corte. “La Vestale”, di cui è in programma la commovente Aria di Giulia “Ah, des infortunes”, è senz'altro il titolo che più consolidò la sua fama, nonché paradigmatica declinazione musicale di quel neoclassicismo che per un quindicennio fu la cifra distintiva delle arti di tutta Europa.
Come Spontini seppe essere cantore dei fasti dell'Impero, altrettanto Cherubini lo fu delle turbolenze del Direttorio e del Consolato, con i suoi drammi vibranti di romanzesche vicissitudini e accesi contrasti, dalle pièce à sauvetage “Lodoiska” e “Les deux journées” alla cupa tragedia “Medée”. Da quest'ultima ascolteremo oggi “Solo un pianto”, l'Aria dell'ancella Neris, e già dall'intensità di questo brano affidato a un personaggio secondario possiamo renderci conto della spasmodica tensione emotiva che attraversa tutta l'Opera. Cherubini si dedicò anche alla musica strumentale; oltre a una Sinfonia e ai tardi Quartetti per archi, compose anche, ventenne, sei Sonate per cembalo o fortepiano; certo ciò che il maestro fiorentino immaginava alla tastiera non è paragonabile né alle delizie mozartiane, né agli spavaldi virtuosismi di Muzio Clementi. Egualmente, la purezza di certi inattesi squarci di lirismo, la sicura consecutio dei fraseggi, l'originalità di alcuni percorsi armonici, tutto ciò ci rivela anche in queste pagine oneste e semplicette la mano sicura dell'Artista di prima grandezza. Di Luigi Cherubini ci piace qui ricordare, assieme alle virtù musicali, anche quelle del carattere: fu uno dei pochi infatti a saper dire di “no” a Napoleone quando questi, in un incontro avvenuto a Vienna nel 1805, gli chiese di tornare a Parigi al suo seguito; l'orgoglioso maestro preferì rifiutare, memore di alcuni appunti mossi dal sovrano alla sua musica. L'atteggiamento del Bonaparte verso Cherubini fu del resto sempre ambivalente: da un lato ne ammirava la maestria, dall'altro non ne tollerava la ruvida ritrosia del carattere e la severa compostezza dello stile musicale. Quasi a compensare questa disistima, a Vienna Cherubini fu onorato dalla benevolenza, ben più lusinghiera per un musicista, di Ludwig van Beethoven. Nei confronti di Napoleone, Beethoven passò, come è noto, dall'entusiasmo per chi sembrava essere il Liberatore dei popoli dalla tirannia, al disprezzo per l'ambizioso che con l'Impero tradiva i principi della Rivoluzione. Esemplare di questo percorso è la vicenda della dedica dell'Eroica al Bonaparte, prima vergata sul frontespizio della Sinfonia e poi furiosamente cancellata il giorno dell'auto-incoronazione in Notre-Dame; le Variazioni op.35 elaborano lo stesso Tema che fungerà da Finale nella Sinfonia Eroica, e che in precedenza era stato un numero del balletto “Le creature di Prometeo”.
Il Prometeo beethoveniano è un demiurgo capace di infondere energie che di volta in volta esaltano fino all'ebbrezza o spaventano fino al terrore, e sicuramente tra il mito illuminista del Titano capace di liberare l'umanità dalle catene dell'ignoranza e della superstizione, e quello napoleonico dello “spirito della Storia” che spazza via ogni ordine costituito, l'affinità doveva risaltare in modo immediato e convincente. E il mito napoleonico, in una versione in verità più mercuriale che prometeica, parve trovar realizzazione anche in ambito musicale quando comparve, rapido e fulgido, l'astro di Gioacchino Rossini. Celebre è la definizione stendahliana, poi ripresa da Giuseppe Mazzini, di “Napoleone della musica”, a sottolineare la facilità con cui il pesarese conquistava i teatri d'Europa, nonché la brillante sprezzatura con cui la sua orchestra rivoluzionava le pigre abitudini dell'opera italiana. L'irresistibile ascesa di Rossini inizia con i debutti veneziani del 1812/13, ovvero gli stessi anni dell'inesorabile declino di Napoleone in seguito alla disastrosa campagna di Russia (circa un milione di morti tra soldati della Grande Armée e militari e civili russi, inutile strage che bisognerebbe sempre ricordare per non indulgere a tentazioni acriticamente celebrative). L'Italia in quegli anni ha ormai compreso che nessun “liberatore” straniero potrà giovare alla causa della sua indipendenza, e che solo il sorgere di nuovi ideali e di energiche iniziative per realizzarli potrà compiere l'ormai da molti auspicata impresa di risorgere a Stato unitario. E' in questi anni, parallelamente allo sviluppo di questa nuova consapevolezza, che il melodramma diviene luogo privilegiato per la condivisione di un comune sentire patriottico: quando le Isabelle o i Tancredi declamano“O Patria!...”, un nuovo pubblico di Italiani coglie in queste parole se non una chiamata alle armi, quanto meno un esplicito invito a tenersi pronti per un futuro prossimo di riscatto e di libertà; così da poter senz'altro ritenere che, nella Venezia del 1813, l'Aria di Tancredi “Di tanti palpiti” meritò il suo enorme successo non solo per la perfezione delle sue simmetrie, bensì anche perché il “Napoleone della musica” aveva saputo conquistare i cuori del suo pubblico a discapito del Napoleone invasore straniero.
Il mito napoleonico si nutrì anche della magnificazione delle qualità sovrumane, superomistiche del condottiero, così che possiamo ben dire che molti eroi del romanticismo sono debitori alla figura, reale o idealizzata, del Bonaparte. Ed eroe romantico per eccellenza in campo musicale fu senz'altro Niccolò Paganini: l'aneddotica si spreca su questo straordinario virtuoso, capace di strappare al violino ciò che nessuno aveva mai pensato si potesse osare, e che tutt'oggi pochi riescono a realizzare. La Sonata “Napoleone” pare sia frutto di una giocosa sfida che Paganini ricevette da Elisa Bonaparte, mentre era musicista di corte nel principato di Lucca; la sorella dell'Imperatore, ingelosita dalla dedica a una nobildonna di una Sonata scritta da Paganini per sole due corde del violino, ritenne di dover rimarcare il suo maggior rango rispetto alla rivale esigendo dal virtuoso un'altra Sonata, da eseguirsi su un'unica corda. Impossibile? No, nulla sul violino era impossibile per il Genovese, ed ecco a dimostrarlo la Sonata oggi in programma, per eseguire la quale la fulminea prestidigitazione del nostro ottimo Piercarlo Sacco dovrà, napoleonicamente, tener dietro al baleno.

10° Rassegna "I Concerti di Spazio Teatro 89"

10a Rassegna Musicale
“In Cooperativa per Amare la Musica - I Concerti di Spazio Teatro89”
17 Ottobre 2010 - 22 Maggio 2011

Nonostante la crisi. Anzi, vien da dire: “proprio perché c'è la crisi”, visto che soprattutto in simili frangenti capiamo quanto, a fronte di quelle dell'homo oeconomicus, le risorse dell'homo sapiens siano più universali, durature e gratificanti. Dunque, “come scoglio immoto resta/contra i venti e la tempesta” (e, naturalmente, della citazione mozartiana vogliamo anche cogliere tutta l'ironia), così Spazio Teatro 89 presenta anche quest'anno una nuova stagione di concerti, la decima. Vediamone qualche dettaglio.
- Gli interpreti: presenteremo nuovi talenti, come il polacco Szczepan Konczal, vincitore del nostro concorso pianistico; continueremo a seguire artisti da noi lanciati qualche anno fa e che ora sono ai vertici del concertismo mondiale, come Sofya Gulyak; e avremo l'onore di ospitare Maestri che hanno fatto la Storia dell'interpretazione pianistica, Paolo Bordoni e Daniel Rivera.
- I programmi: repertori desueti (la musica da camera di Liszt e Chopin, i Quintetti di Martucci e Respighi); autori poco noti o comunque ingiustamente trascurati (Taneev, Malipiero, Casella, Pick-Mangiagalli); spettacoli originali che uniscono musica, teatro e letteratura (l’omaggio a Tolstoj con Quirino Principe e una “prima” assoluta di Carlo Galante; una Serva Padrona tra filologia musicale e follia scenica).
- I temi: principali fili conduttori saranno le due ricorrenze del 2011, intrecciate l’una all’altra nella nostra programmazione: il bicentenario lisztiano, occasione per il percorso “Lisztalia”, ovvero una ampia scelta dei numerosi brani di Franz Liszt ispirati dal nostro Paese; e il 150° dell'Unità d'Italia, che celebreremo con il festival “Hexameron – le 6 Giornate di Spazio Teatro 89”, sei appuntamenti sulla musica italiana dal ‘700 al ‘900 osservata nel suo evolversi parallelamente alle vicende storiche, con la partecipazione, insieme a tanti musicisti, del professor Lucio Villari, per una autorevole prolusione al concerto verdiano del 20 marzo.
E dopo il successo di Notturno Photo-Chop, chiederemo anche quest'anno i vostri “scatti” per il nuovo concorso fotografico “Lisztantanea”, che sarà dedicato all'Autore del Sogno d'Amore e avrà come tema, appunto, i sogni.
Tante proposte, tanti diversi motivi d’interesse che speriamo sapranno soddisfare le attese di un pubblico che di anno in anno vediamo sempre più numeroso, attento, esigente e appassionato. E sarà soprattutto la condivisione di questa passione, di questo amore per la musica ciò che ancora una volta ci renderà felici: fuori imperversino gli squali della finanza globalizzata, demiurghi e demagoghi, or queruli ed or minacciosi, dissennatamente dilapidino ogni nostro avere, ma state pur certi che la musica risuonerà ancora a Spazio Teatro 89, perché la nostra sala è e sarà sempre come la volle Claudio Acerbi: una luce sempre accesa nella periferia di Milano.




Biglietti:
intero € 5,00
ridotto (under 18, over 65) € 3,00

Abbonamenti:
intero: € 48,00
ridotto (under 18, over 65) € 16,00
Per informazioni e abbonamenti:
Spazio Teatro 89
via fratelli Zoia 89, 20153 Milano
(autobus 49,64,78)
0240914901 – 3358359131
info@spazioteatro89.org
concertispazioteatro89@gmail.com


CALENDARIO DEI CONCERTI
Domenica 17 ottobre 2010 – ore 17.00 Concerto inaugurale Schumann: Sonata op.11; Kinderszenen op.15; Faschingsschwank aus Wien op.26
Paolo Bordoni, pf.

Domenica 7 novembre 2010 – ore 17.00 “Qualcosa di terribile” Tolstoj, la musica, e altre invettive Musiche di Beethoven, Tolstoj, Taneev, Tchaikovsky, Rachmaninov, C. Galante (prima esecuzione assoluta)
Piercarlo Sacco, vl.; Luca Schieppati, pf. Con la partecipazione di Quirino Principe

Domenica 21 novembre 2010 – ore 17.00 Un piano per vincere Mozart: Sonata K330; Beethoven: Variazioni op.34; Chopin: Improvvisi, Mazurke, Polacca Brillante op.22 Szczepan Konczal, pf. (1° Premio Concorso 2010)

Domenica 12 dicembre 2010 – ore 17.00 Rarità cameristiche (1)
F. Chopin: Trio op.8; F. Liszt: “Tristia” (Vallée d’Oberman); Carnevale di Pest, versioni per Trio dell’Autore
Luca Schieppati, pf.; Piercarlo Sacco, vl.; Andrea Scacchi, vcl.


Domenica 16 gennaio 2011 – ore 17.00
Senza Orchestra
Bach/Busoni: Ciaccona; Schumann, Sonata op.14 “Concert sans Orchestre”; Ravel: La Valse
LIszTALIA Saint-Saens/Liszt: Danse macabre;
Minjeong Jeong, pf. (2° premio Concorso 2010)


Venerdì 28 gennaio 2011 – ore 20.30
Ch’io mi scordi di te? Musica tra Memoria e Oblio
Purcell: Dido’s lament; Mozart: “Ch’io mi scordi di te” K 505;
LIszTALIA Liszt: L'Idée fixe, 4 Valses oubliées, Lorelei; R. Strauss: Allerseelen, Morgen, Zueignung Külli Tomingas, mezzosoprano; Luca Schieppati, pf.

Domenica 13 febbraio 2011 – ore 17.00 Attaccàti al Traum Sogni, d’amore e d’altro, in musica Beethoven: Andante favori; LiszTALIA Liszt: 3 Liebesträume; Liszt: 3 Sonetti del Petrarca; Ballata n.2; Schubert/Liszt: Ständchen; Schumann/Liszt: Widmung; Wagner/Liszt: Elsa’s Traum; Debussy: L’isle joyeuse
Natalia Katyukova, pf.

“Hexameron: le 6 Giornate di Spazio Teatro 89”
6 appuntamenti tra Musica e Storia per il 150° dell’Unità d’Italia
Hexameron I – Domenica 27 febbraio 2011 – ore 17.00
Prima dell'Italia, gli italiani (e l'italiano) L’Italia nel ‘700: “Serva” in politica, “Padrona” in musica Pergolesi: La serva padrona, Intermezzo in due atti LiszTALIA Liszt: Angelus!, per Quartetto d’Archi Con Aurora Tirotta, Alessandro Tirotta e Stefano Locati dei Freacklown; Ensemble strumentale diretto da Andrea Raffanini

Hexameron II - Domenica 6 marzo 2011 – ore 17.00
“Fuoco nel marmo”
virtuosi e neoclassici nell’Europa in fiamme
D. Scarlatti: 4 Sonate; Clementi: Sonata in sol minore;
LIszTALIA: Paganini/Liszt: 6 Capricci Liszt: Improvviso Brillante su Temi di Rossini e Spontini
Regina Chernychko, pf.

Hexameron III - Domenica 13 marzo 2011 – ore 17.00
Romantici (ma con juicio)
Musica tra Restaurazione e Rivoluzione
LIszTALIA: Liszt, Chopin, Czerny, Pixis, Herz,Thalberg: Hexameron, 6 Variazioni sulla Marcia dei Puritani di Bellini; Donizetti/Liszt: Sestetto da Lucia di Lammermoor
Liszt: Funerailles; 4 Studi Trascendentali
Daniel Rivera, pf

Hexameron IV – Domenica 20 marzo 2011 – ore 16.30
L'Italia s'è desta
Fu vera gloria, o forza del destino?
Precederà il concerto un intervento del prof. Lucio Villari
LIszTALIA Verdi/Liszt: Fantasie, Parafrasi e Reminiscenze da Opere verdiane; G. Verdi: Arie, Duetti, Romanze
Francesca Ruospo, sop.; Külli Tomingas, ms.; Stefano La Colla, ten..; Guido Loconsolo, bar.; Luca Schieppati, pf.

Hexameron V - Domenica 27 marzo 2011 – ore 17.00
Fatta l'Italia, facciamo gli europei!
Martucci e la rinascita della musica strumentale
Martucci: Quintetto; Respighi: Quintetto;
LIszTALIA Liszt: Am Grabe Richard Wagners
Quintetto Opus5: Gisella Curtolo e Paolo Zordanazzo, vl.; Andrea Repetto, v.la; Lucio Labella Danzi, vcl.; Davide Cabassi pf.

Hexameron VI - Domenica 3 aprile 2011 – ore 17.00
Epigoni o Autarchici? Apocalittici o Integrati?
Dalla “Generazione dell'80” al secondo dopoguerra
Malipiero:Preludi autunnali;Respighi:Preludi sopra melodie gregoriane;Pick-Mangiagalli:2 Lunaires;Casella: A' la manière de..;Dallapiccola: Quaderno musicale di Annalibera;Rota: Preludi;LIszTALIA Liszt:Leggenda“S. Francesco di Paola cammina sulle acque”
Pianista: Giuseppe Merli

Domenica 17 aprile 2011 – ore 17.00 Rarità cameristiche (2) LiszTALIA Liszt: Elegie; Romance oubliée; La lugubre gondola; Die Zelle in Nonnenwerth; O du mein holder Abendstern; Respighi: Andante e Variazioni;Di Gesu: Sonata in F.; Casella:Sonata Duo Andrea Favalessa e Maria Semeraro, vcl. e pf.

Domenica 8 maggio 2011 – ore 17.00 Dal Viandante metafisico… Schubert: Fantasia op.15 (Wanderer) LiszTALIA Liszt, Sonata; Schubert/Liszt: Lieder Sofya Gulyak, pf.

Domenica 22 maggio 2011 – ore 17.00 …al Pellegrino Appassionato LiszTALIA Liszt: dagli Anni di Pellegrinaggio: Les Cloches de Geneve; Vallèe d'Obermann; Au lac de Wallenstadt; Au bord d'une source; Sursum Corda; Marcia Funebre; Dante sonata; Venezia e Napoli Tatiana Larionova, pf.